“Niente autobus in carrozzina”: la triste disavventura di una disabile

“Niente autobus in carrozzina”: la triste disavventura di una disabile

Roberta ha 27 anni, vive a Riccione, studia, ha una folta chioma riccia che le invade il viso e un piccolo nugolo di amiche fidate che le colorano la vita. Studia, adora il mare, si dedica al sociale e ama scattare fotografie per mostrare il mondo, e se stessa, attraverso i social.

Una vita immersa in milioni di altre vite, ma che si differenzia per un piccolo particolare: Roberta, infatti, è tetraplegica, legata a doppio filo ad una carrozzina che utilizza per spostarsi e per affrontare tutto quello che c’è da fronteggiare nel quotidiano.

Questo Aprile, però, a questa ragazza tanto impegnata e piena di vita è accaduto un fatto alquanto spiacevole, che non ha mancato di raccontare lei stessa sulla sua bacheca Facebook:

«Mi trovavo al capolinea dell’autobus linea 11 a Rimini, come abitualmente da tempo succede per tornare a casa dopo l’iter universitario (…). All’interno di tale mezzo noto un signore che non reagisce minimamente alla mia richiesta di cortesia di azionare la pedana manuale per acconsentire la mia salita: “Lei non può salire, la sua carrozzina elettronica non è consentita nel mezzo per ragioni di sicurezza”, queste le sue parole pronunciate con aria arrogante senza un minimo di delicatezza.
Ho pensato di mostrare il mio abbonamento, fornito di anno in anno dal Comune di Riccione con tanto di 104, ma questo non è bastato (…) Prosegue dicendo “Non importa se deve salire, non sono tenuto a farlo. Ha bisogno di essere accompagnata, anzi chiami una compagnia privata. Ce ne sono tante!”.
Ribatto dicendo che un disabile deve essere messo in condizioni di viaggiare in autonomia e, solo in teoria, il titolo “Mi muovo” marcato sull’abbonamento lo dimostra. Convinto delle sue ragioni chiama due volte il suo superiore (…) A quel punto chiamo la ditta e li informo che avrei chiamato i Carabinieri, e così ho fatto. Solo dopo averli chiamati il signore cede e mi fa salire. Sbatte la pedana per terra e mentre salgo ripete:”Questo non è il mio compito. Le sto facendo solo un favore!” (…) non è la prima volta che questi autisti non si fanno scrupoli a denigrarmi davanti a tutti prendensosi gioco di una libertà, che prima di essere fisica DEVE essere morale (…)».

Mi sono sentita ancora una volta umiliata” ha raccontato, poi, Roberta in una telefonata con una giornalista de “Il Resto del Carlino“. Purtroppo, al momento non esiste nessuna norma che obblighi le aziende del trasporto pubblico extraurbano a dotare tutti i propri bus nuovi di pedana per disabili, ma è pur vero che in questo caso la pedana c’era e veniva appositamente lasciata ferma pur di non farle adempiere la funzionalità per la quale era stata creata.

Il disabile deve poter scegliere e essere trattato con dignità” ribadisce Roberta sul suo profilo Facebook, ricordando che accadimenti di questo tipo l’avevano già riguardata lo scorso Luglio, quando era riuscita a salire su un bus solo grazie all’aiuto di una ragazza che le aveva offerto assistenza con la pedana mobile; un’occasione che la compagnia di trasporti, la Start Romagna, aveva colto per punire l’autista e scusarsi con la giovane, promettendole un tavolo per discutere della cosa che in realtà, poi, non è mai avvenuto.

Authored by: Simona Vitagliano

Uso le parole come fossero numeri e i numeri come fossero parole. Blogger, Copywriter, Editor freelance. Tutor di Matematica e Fisica.

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