L’arte è la migliore cura per i disabili

L’arte è la migliore cura per i disabili

L’arte è sicuramente un veicolo importante per mettere “al lavoro” le proprie emozioni, per creare con la fantasia e, qualche volta, persino scoprire qualcosa di sé che era rimasto sopito nel subconscio o nella memoria.

Tante volte, anzi, l’arte si è messa al servizio di menti uniche, particolarmente ricche e dotate, senza contare che molti disabili ne hanno potuto fare tesoro non solo per trovarne giovamento, ma anche grazie al fatto di possedere capacità e peculiarità che i cosiddetti normodotati, spesso, possono solo sognare: ecco perché, qualche tempo fa, ci concentrammo su tutti i motivi che portano un disabile ad essere una risorsa importante, anche a livello aziendale e lavorativo!

Ma quali sono i benefici che, nello specifico, investono un portatore di handicap (a qualsiasi livello) mettendosi in gioco in questo campo?
Lo ha spiegato uno studio condotto da una neolaureata in Educazione Professionale, Francesca Clapis, sintetizzato nella sua tesi: “Studio sull’educazione e sull’arte come elementi che migliorano la percezione di benessere“.

Lo studio

Sebbene il campione preso in esame sia così esiguo (16 persone) da non consentire alcuna valutazione statistica, è interessante scoprire cosa sia emerso nel corso di questa ricerca.

Location scelte sono stati due centri diurni per disabili, coinvolti per un’ora e mezza, tre volte a settimana, per tre settimane consecutive.

L’idea di partenza è stata un insieme di laboratori artistico-pratici con questionari di auto-valutazione sulla difficoltà e la piacevolezza delle attività, con incontri paralleli tenuti con gli educatori e con Graziella Bisin, l’esperta d’arte coinvolta nel progetto. Infine, sono state condotte alcune interviste con le famiglie dei disabili, per valutare a 360° l’intera iniziativa.

Ne è emerso che, nell’87% degli incontri, il riscontro era positivo: le persone coinvolte riferivano una sensazione di benessere con una conferma quasi totale anche da parte delle famiglie (soltanto 2 su 10 hanno riferito differenze impercettibili nel benessere dei figli/parenti).

Tutti questi dati sono stati, poi, incrociati con altre esperienze simili a livello mondiale: Stati Uniti, Regno Unito, Finlandia, Norvegia, Italia hanno tutti confermato che malati di cancro, anziani, pazienti con cefalea cronica, sopravvissuti ad ictus celebrale ed altri tipi di disabili sembrerebbero aver migliorato la qualità della propria vita grazie a progetti legati all’arte in generale. In fondo, si tratta di uno step molto importante anche a livello psicologico, che consente di mettersi alla prova, di (ri)scoprire nuove capacità, sviluppare la comunicazione e migliorare, quindi, anche il rapporto con gli altri e i relativi approcci, forgiando la propria identità. Inoltre, queste attività consentono anche di andare al fondo di alcune difficoltà, di poterle valutare e, eventualmente, anche superare in una maniera pratica ed educativa.

D’altro canto, è dal 2009 che in America il 45% degli istituti di cura include attività di arte figurativa, grazie alla conseguente velocizzazione che sembrano avere nei processi di guarigione dei disabili coinvolti.

Authored by: Simona Vitagliano

Uso le parole come fossero numeri e i numeri come fossero parole. Blogger, Copywriter, Editor freelance. Tutor di Matematica e Fisica.

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