È italiano l’esoscheletro che aiuta chi ha lesioni spinali
Quando parliamo di esoscheletro ci riferiamo, in zoologia, a quella struttura esterna, più o meno rigida, presente, ad esempio, nei crostacei, che fa da protezione al corpo dell’animale e, eventualmente, da sostegno agli organi; in sostanza, uno scheletro esterno. Lo stesso termine, con la stessa destinazione d’uso, ma in ambito completamente diverso, viene utilizzato nel riferirsi, per quanto riguarda noi umani, ad un apparecchio cibernetico esterno in grado di potenziare le capacità fisiche di chi lo utilizza e lo indossa, come una sorta di “muscolatura artificiale“.
Fino a qualche anno fa pura fantascienza ed, anzi, alla frase pronunciata da Antonio Frisoli, professore ordinario di robotica della Scuola Superiore Sant’Anna Pisa, “I robot sono sempre più vicini all’uomo“, qualcuno sarebbe addirittura trasalito; oggi, invece, si stanno facendo passi da gigante in questa direzione, sfruttando il concetto nell’ingegneria biomedica rivolta ai disabili.
Climb, un progetto italiano
Climb è un progetto italiano, toscano per la precisione, che mira alla sperimentazione clinica dell’uso degli esoscheletri robotici (indossabili) a supporto delle persone con lesione midollare.
Lo studio è finanziato da Fondazione CR Firenze ed è realizzato dall’Unità spinale di Careggi in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
La sostanziale novità, per i disabili di questa tipologia, risiederebbe nel fatto che non sarebbe più necessario l’utilizzo della sedie a rotelle ma, sfruttando eventuale potenza muscolare residua, si potrebbe continuare a camminare in posizione eretta, giovando al corpo (non andando a rovinare gli organi interni) ma anche alla mente, per un benessere psicofisico ed energetico completamente nuovo.
Attraverso Climb e una potente fisioterapia riabilitativa, insomma, gambe paralizzate potrebbero continuare a camminare tramite questo supporto di una fine tecnologia di ultima generazione, con vantaggi incredibili che rivoluzionerebbero il quotidiano di queste persone. Si tratta, tra l’altro, secondo le statistiche, di una patologia altamente invalidante che colpisce tantissimi giovani: la lesione midollare è, infatti, conseguenza di traumi spinali con un deficit totale o parziale di varie funzioni (mobilità e sensibilità) e colpisce pazienti giovani, in media intorno ai soli 29 anni, con una incidenza, in Italia, di circa 18/20 nuovi casi l’anno per 1.000 abitanti.
Ci sono ancora molti step da completare
Sebbene l’idea sia ben strutturata ed i finanziamenti siano piuttosto attivi, per toccare con mano il progetto finito (e testato) ci vorrà ancora del tempo.
Secondo Giuliano Coradeschi, fondatore e consigliere di Habilia Onlus: “Nel campo delle lesioni midollari, l’unica vera certezza di un cammino, anche se robotizzato, è data dall’uso degli esoscheletri Exo, Rewalk e Indego unitamente ad un’ottima e continua fisioterapia. Si parla di cellule staminali ma siamo ancora lontanissimi dall’avere imboccato la strada giusta. Anche i centri ospedalieri di maggiore fama mondiale non hanno nessuna sperimentazione sull’uomo e la ricerca su questo settore è limitata all’interno dei laboratori e solo sugli animali. Per cui plauso all’equipe dell’unità spinale di Careggi guidata dal dottor Giulio Del Popolo e alla Fondazione CR Firenze per l’importante contributo economico concesso e per aver creduto nel progetto“.