Bullismo e Cyberbullismo verso i giovani disabili
Il 7 Febbraio, approfittando della Giornata europea della sicurezza in rete, istituita nel 2004, si è svolta anche la prima giornata nazionale contro il bullismo. Qualcosa di cui, purtroppo, si sentiva parecchio il bisogno.
Da quando internet, attraverso smartphone e pc, è alla portata di tutti, anche dei giovanissimi (il 91% dei giovani tra 14 e 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa uno smartphone connesso a internet), il fenomeno del bullismo ha preso pieghe ancora più preoccupanti, trasformandosi in cyberbullismo.
Il fatto di essere nascosti dietro un monitor e di potersi esprimere in maniera più indiretta rispetto a un vero faccia a faccia, spesso diventa un incentivo, per i bulli, di operare indisturbati, scegliendo la vittima, stuzzicandola e tramortendola, a volte anche coalizzandosi con altri ragazzi.
Ci sono anche testimonianze di ragazzini che, sebbene di altra indole, hanno cominciato a bullizzare per fare “i fighi”, per essere accolti dal gruppo di cui volevano far parte o per fare colpo su qualcuno. La voglia di conformarsi, quindi, a volte genera situazioni che, forse, non si sarebbero mai verificate altrimenti, ed in questo la tecnologia, purtroppo, ci ha messo, di certo involontariamente, un grande carico in facilità.
Ma non solo.
Si è scoperto anche che molte donne e ragazze disabili vengono spesso abusate, anche sessualmente, soprattutto quando incapaci di comunicare l’accaduto all’esterno; queste persone, già sofferenti per la loro condizione di vita, finiscono per incamerare traumi su traumi, non facendo alcun progresso nelle loro patologie e perdendo completamente la speranza di condurre, perlomeno, una vita serena da tormenti e paure.
Uno scenario inquietante che si inserisce anche nei comunicati di Telefono Azzurro, che ha messo a disposizione un numero di telefono, 1.96.96, e una guida operativa chiamata “Il Nostro Post(o) nella rete“, rivolta a coloro che possono fare da riferimento (figure adulte come genitori, insegnanti, operatori del sociale e della salute mentale e professionisti) per aiutare e orientare nelle problematiche connesse all’utilizzo delle tecnologie digitali da parte dei giovani.
Quello del bullismo è un problema molto serio, non solo per i numeri (che aumentano di anno in anno) ma anche perchè di bullismo si può morire.
I ragazzini di oggi danno una grande importanza a quello che succede in rete, quasi come se la loro identità virtuale determinasse la loro popolarità anche nella vita reale: se va a rotoli quella, quindi, finiscono per perdere autostima, invidiare le persone sbagliate o per credere di non valere niente.
Per questo non solo è molto importante cercare di capire, restando rispettosi e a distanza, le relazioni interpersonali dei propri figli, ma anche leggere nelle espressioni e nei comportamenti per eventualmente carpire cose non dette: non tutti hanno la forza di incassare il colpo e di reagire, magari parlandone a casa; molti ragazzi finiscono per subire in silenzio e, a volte, per scoppiare poi in gesti inconsulti. Per i disabili, ovviamente, tutto questo prende un sapore ancora diverso, perchè da un lato è “facile” insultare sulla base di difetti fisici o psicologici, ma dall’altro è ancora più difficile incassare i colpi con distacco ed intelligenza emotiva, perchè, talvolta, non se ne hanno gli strumenti psicologici o le risorse.
L’unica cosa che vale la pena comprendere è che il problema va risolto alla radice: genitori più presenti, più attenti, più tenaci nel rispetto dell’educazione, dei valori, nella trasmissione di strumenti che possano indurre i ragazzi a sviluppare empatia e non stupide competizioni e sfide. Un bambino che si sentirà amato dai genitori sarà un bambino che non cercherà conferme dall’esterno del suo valore, portando con sè, per sempre, tutto quello che ha imparato e tutto quello in cui è vissuto; ma questo, ovviamente, succede in tutti i casi.