Barriere architettoniche in condominio: come agire?

Barriere architettoniche in condominio: come agire?

Abbiamo parlato tante volte di accessibilità e del suo ruolo nella vita quotidiana e sociale: abbiamo visto come possa rivelarsi un plus, ad esempio, per le aziende, esplorato tutte le casistiche relative agli obblighi di legge rispetto ai bagni pubblici, cercato di fornire consigli ed assistenza in materia fisco elencando le spese deducibili da parte di un disabile e vagliato le possibilità messe a disposizione di chi voglia dare vita ad una casa domotica.

D’altro canto, in una società che si proponga di essere funzionale ed accogliente sotto tutti i punti di vista, l’inclusione è un obbligo morale, oltre che civile, ed è proprio per questo che moltissime realtà – anche commerciali – si stanno evolvendo seguendo questo percorso, fornendo sempre più servizi e strutture mirate all’usufrutto anche da parte dei disabili.

La questione più importante, però, probabilmente è quella relativa agli uffici e ai condomini: si tratta di luoghi frequentati assiduamente e, soprattutto nel primo caso, per molte ore al giorno da parte della collettività ma, molto spesso, ancora oggi non risultano accessibili da parte dei disabili; basti pensare ad ingressi con gradini privi di rampa oppure ad ascensori troppo piccoli per ospitare una carrozzina.

Con il fatto che la normativa non dia risposte soddisfacenti in relazione ad obblighi e sanzioni, quello che si riscontra in molti casi, in effetti, è proprio la mancanza di senso civico, empatia e comprensione.

Sicuramente si deve tener conto di tantissimi fattori, quando si parla dell’abbattimento di barriere architettoniche in condominio (ad esempio, edifici storici molto antichi, anche se pubblici, possono avere delle deroghe per la messa a norma per evitare sconvolgimenti nella struttura o nella planimetria), ma ci sono situazioni in cui soltanto con il buon senso si eviterebbero una serie di disguidi e, purtroppo, anche di dispiaceri, soprattutto per le famiglie dei portatori di handicap.

Ad esempio, può davvero un deambulatore lasciato in un androne creare problemi agli altri condomini o ai loro ospiti?

Eppure ci sono amministratori capaci di creare battibecchi sulla questione, intimando a persone con una disabilità anche del 100% di eliminare quel “dispositivo fastidioso” poiché il regolamento condominiale non consente che vengano lasciati incustoditi degli oggetti in luoghi comuni: discorso validissimo in generale, ma che nel caso specifico di un disabile dovrebbe prevedere una clausola di differenziazione, poiché un bisogno speciale deve prevedere, per forza di cose, una regolamentazione diversa.

Altro problema è quello che può scaturire da un semplice corrimano mancante su una gradinata, che non solo dovrebbe essere installato per legge dal 1989 (quindi la normativa è valida per tutti gli edifici costruiti da quella data in poi), ma che non si può certo pretendere – come purtroppo è avvenuto in alcuni contesti – che sia installato a spese della famiglia del disabile: al limite, magari si può vagliare come gestire la cosa in assemblea condominiale.

Insomma, la disabilità non può e non deve essere un’occasione di aggravio della situazione corrente o di discriminazione ma, anzi, deve trasformarsi in un pretesto – in positivo – di accoglienza ed inclusione.

Authored by: Simona Vitagliano

Uso le parole come fossero numeri e i numeri come fossero parole. Blogger, Copywriter, Editor freelance. Tutor di Matematica e Fisica.

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